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Il Fast Fashion - la rubrica del lunedì - Emmegi Dettori

Fashion victim e fast fashion: la grande beffa

Fast Fashion - La Rubrica del lunedì - Emmegi Dettori

Premessa

Il fast fashion è un fenomeno relativamente recente che ha importanti effetti collaterali ambientali, etici ed economici.

Più precisamente, con l’espressione fast fashion (moda rapida) ci si riferisce alla produzione e al consumo di abiti economici prodotti in serie che, di contro, hanno un enorme impatto sull’ambiente.

Questi capi attraggono gli acquirenti perché sono convenienti ed esageratamente alla moda, ma poiché non sono pensati per durare nel tempo, soddisfano solo per poco le brame dei fashion victim per poi finire idealmente nel dimenticatoio e fisicamente nelle discariche.

Cosa significa fast fashion?

Il fast fashion può essere definito come un metodo di produzione di abbigliamento che trae spunto dalle passerelle di alta moda, ne capta le idee più attraenti e le trasforma in capi da negozi economici ad una velocità vertiginosa per soddisfare l’enorme domanda dei consumatori.

I maggiori fruitori di questi capi sono i nativi digitali, la famosa Generazione Z che ha un rapporto molto stretto con i social. I giovani passano gran parte della giornata connessi ai loro dispositivi e la moda ne approfitta.

Molti brand hanno calibrato le proprie strategie di marketing proprio per catturare questa fetta di pubblico.

Dove nasce il fast fashion?

L’acquisto dei vestiti, in un tempo non lontano, accadeva solo quando era necessario.

Circa 20 anni fa, c’è stata una specie di rivoluzione e i vestiti sono diventati più accessibili, i cicli di tendenza si sono accorciati e lo shopping si è trasformato in un passatempo.

Alla fine degli anni ’90 e 2000, la moda a basso costo ha raggiunto il picco. Lo shopping online è decollato e i rivenditori di fast fashion hanno preso il sopravvento.

Come funziona la moda istantanea?

Il successo del fast fashion è dovuto ai bassi costi di produzione che consentono alle aziende di generare profitti rapidi e ampi.

La produzione a basso costo, consente, infatti, ai marchi di fast fashion di produrre in serie migliaia di prodotti in un breve lasso di tempo per un minimo valore di mercato, estremamente attraente per i consumatori.

Fast fashion: impatto, pro e contro

Il vantaggio del fast fashion è che aiuta i consumatori di fascia medio-bassa a stare alla moda e a seguirne le ultime tendenze con pochi soldi.

Un enorme svantaggio del fast fashion è, invece, il danno che ha sull’ambiente. Inoltre, i grandi brand del fast fashion, in molti casi, producono i capi in paesi in cui il lavoro costa pochissimo proprio per poter vendere i loro prodotti a prezzi bassissimi.

Perché i vestiti inquinano?

La creazione infinita di nuovi vestiti ha un prezzo ambientale pesante.

Ogni anno il settore richiede 93 miliardi di metri cubi d’acqua, sufficienti a soddisfare il fabbisogno di consumo di 5 milioni di persone, ed è responsabile di circa il 20% dell’inquinamento delle acque a causa del trattamento dei tessuti.

Non si possono non menzionare, poi, le fibre sintetiche con cui sono realizzati i capi (poliestere, nylon, etc.) ottenute da prodotti petrolchimici.

Come evitare il fast fashion?

Il fast fashion ha un’alternativa: la slow fashion, la moda lenta e sostenibile, un approccio che si basa sulla valutazione di come si producono i vestiti e con quali materiali.

La slow fashion sostiene l’acquisto di indumenti qualitativamente migliori, con una vita più lunga, realizzati nel rispetto delle persone, degli animali e dell’ambiente.

Nel tentativo di ridurre l’impatto del fast fashion, il suo alter ego sostenibile aderisce a standard di produzione equa i cui costi sono, comunque, più alti.

La riscoperta del “vintage”

Un capo si definisce vintage quando ha più di 20 anni: la moda vintage ha, dunque, un ciclo di vita più lungo rispetto alla moda veloce, con tutto ciò che ne consegue.

L’abbigliamento vintage deve essere smistato, a volte riciclato o riparato, tinto, lavato prima di poter essere venduto, ma l’impatto che tutto ciò ha sull’ambiente è molto minore di quello del fast fashion.

Per la Generazione Z, e non solo, la moda vintage e riciclata sta aprendo le porte a un nuovo senso di individualità e di espressione personale nel rispetto dell’ambiente.

Pensa prima di comprare

L’acquisto di un abito, nei tempi in cui viviamo, non può più essere dettato dall’impulso o dal semplice desiderio di seguire una qualsiasi tendenza.

Comprare meno e indossare di più

è lo slogan dei fautori della slow fashion. Niente di più vero!
Un capo deve essere scelto non per riempire momentaneamente l’armadio (e finire poi tra i rifiuti), ma perché ci serve e perché ci piace la sensazione che avvertiamo indossandolo.

Sono Maria Giovanna Dettori, titolare del brand Emmegi Dettori, consulente di immagine e di stile, e in merito all’argomento appena trattato, consiglio di mettere da parte le manie compulsive che hanno decretato il successo del fast fashion e di concentrarsi, invece, sui dettagli, sui tessuti, sui colori degli abiti.

La moda è un’arte antica che si esalta, nell’adattarsi alla personalità di ognuno. L’abito valorizza quando è scelto a prescindere dalle tendenze del momento.